La mia adolescenza e gioventù l’ ho vissuta nella splendida casa di Villa Haas, al Vomero. L'edificio originariamente era costituito solo dalla facciata d'ingresso della settecentesca Villa Palazzolo o "Villa Haas"; essa venne completamente rifatta, tra il1927 e il 1928, da Adolfo Avena, su commissione dell'Alto Commissario della Provincia di Napoli Gustavo Giovannoni per la risistemazione del piazzale di fronte alla Funicolare Centrale, che venne inaugurata nel 1928. Avena conservò nel suo rifacimento il portale, mentre il resto fu rifatto completamente in stile eclettico con innesti Liberty. Notevole è il prospetto su via Lordi, innalzato in uno stile che si avvicina alle avanguardie architettoniche nord-europee. Attraverso il palazzo Avena, direttamente dalla piazza Fuga, si accede attraverso il viale delimitato per un lato da platani di alto fusto, dall’altro dagli edifici che nel tempo hanno sostituito l’originaria campagna, all’antica villa Haas, settecentesca, di pregevole architettura e residenza del cardinale Ruffo di Bagnara, quando la collina del vomero era uno dei luoghi più ameni del regno e destinato a poche residenze nobiliari e a casine di caccia dei Borboni. Mi ritengo fortunato di essere cresciuto in una famiglia prevalentemente di artisti molto numerosa, mio nonno Materno, Catello Raffone decano dell’arte grafica napoletana ebbe sette figli, fu notissimo a quanti frequentarono l’ambiente giornalistico e culturale della città per oltre tre quarti del novecento. Nato nel 1898, Catello era figlio di Giovanni che collaborò con Antonio Scarfoglio al “Mattino illustrato”, per la prima stampa a colori dei periodici italiani. E con il padre, mio nonno Catello apprese l’arte della stampa dando vita alla ben nota tipografia di via Costantinopoli. Collaborò per molti anni con il famoso grafico Fernando Ciavatti, abile ritrattista dei divi di Holliwood e illustratore che realizzo manifesti e libri dei più noti alberghi dell’epoca. Tra i tanti lavori si dedicò alla creazione grafica e alla stampa dei manifesti per l’inaugurazione della Mostra d’Oltremare di Napoli nel 1940. Di mio nonno Catello ricordo con affetto, la sua dedizione al lavoro, il suo grande senso della famiglia. Per molti anni ho frequentato la sua casa, ora sede del mio studio in Via Costantinopoli,27, dove ogni giorno negli anni del liceo artistico allora ubicato in via Costantinopoli, sede della Accademia di Belle Arti, mi intrattenevo a pranzo gustando i prelibati piatti tradizionali cucinati alla maniera antica, da mia nonna Laura Pasquarella, per poi rientrare a casa a Villa Haas. Ha ereditato la tipografia “Stampa et Ars”, il fratello di mia madre Mario Raffone, che ha continuato l’attività mantenendo alto il nome Raffone, con la realizzazione di impotanti lavori tipografici. Tra i tanti con la stampa del libro “nel Segno di Virgilio”, curato da Roberto De Simone, poi le difficoltà degli anni Duemila, hanno in età avanzata costretto zio Mario alla chiusura della tipografia artigianale. Un pezzo dell’arte tipografica napoletana è rimasto solo un prezioso ricordo. Di mio nonno paterno, Mariano Mazzella del quale ho ereditato il mio nome, ho un ricordo meno vissuto del nonno Catello, in quanto scomparso quando ero ancora fanciullo. Nonno Mariano fù un abile pittore e restauratore di dipinti d’epoca e allievo del ben noto pittore Michele Cammarano, che riconobbe le sue doti naturali e lo indirizzò a lasciare Napoli, per cercare fortuna degna delle sue qualità. Nel dopoguerra le difficoltà della vita non consentirono di fare frutto di questo prezioso consiglio del maestro. Di lui ricordo la attenzione con la quale ci veniva spesso a trovare a villa Haas e portava sempre con se qualche selezionato omaggio o bontà culinaria, per poi dividerla con tutti noi. Mariano Sposo mia nonna Luisa Giannini Lanza di Lettere, una donna nobile che frequentava tutti i salotti napoletani. Lei era fascista convinta e mi cantava da bambino tutte le canzoni dell’epoca tra le quali ricordo “Giovinezza, Giovinezza, primavera di bellezza il fascismo è la salvezza della nostra libertà….” erano altri tempi meno frenetici in cui gli ideali erano puri e la vita era più armoniosa. Nonna Luisa, aveva la passione dei cani e portava con sè sempre un cagnolino di razza chiwawa. Le sorelle Raffone Rosamaria mia madre e Gabriella, entrambe insegnanti di discipline artistiche e nella vita dedite alle loro ricerche pittoriche, hanno sposato gli artisti Lugi Mazzella mio padre scultore e mio zio Elio, pittore. Insieme, abbiamo vissuto per tutta la mia adolescenza e gioventù nella grande casa di villa Haas La casa si trovava al piano terra del cortile Belvedere della villa e con uno splendido affaccio a sud, sui giardini della villa e sul panorama del golfo di Napoli con all’orizzonte l’isola di Capri. Mia madre è stata allieva di Mario Ciampi che l’ha seguita in tutto il suo percorso di studi all’Accademia di Arte Drammatica di Napoli, dove si diplomo con il suo amico e collega Giancarlo Giannini. In seguito ha lavorato per alcuni anni alla Rai di Napoli, come attrice di prosa. La visione austera di mio nonno non le consentì di spostarsi a Roma per trovare fortuna, cosa che fece Giancarlo. La sua vena creativa con il tempo si è sempre più intensamente liberata nella poesia e nella pittura, dove ha operato per tanti anni conciliando tale passione con l’impegno di professoressa. Tra le tante mostre ricordo quella organizzata da Nino D’antonio all’Accademia Pontano di Napoli. In prossimità della casa del Vomero, sempre con accesso da uno degli ingressi prospicienti il cortile belvedere, si accede all’atelier di mio padre, in passato destinato alle cantine e scuderie del cardinale Ruffo e più tardi, nel Novecento appartenuto al maestro di mio padre lo scultore eclettico, Ennio Tomai, che si divertiva a ritrarre volatili liberi custoditi all’interno dello studio, quali modelli di ricerca fino a divenire uno dei temi prediletti. Tomai fu anche valido attore, soggettista e scenografo, lavorò a pochi passi dallo studio di Villa Haas, presso la sede della Lombardo Film, allora operante nella Vicina Via Cimarosa. L’architettura dello studio è particolarmente spettacolare per la presenza di una volta a vela e di un arco in muratura nel primo ambiente a cui si accede dal cortile principale belvedere di Villa Haas al livello seminterrato sussiste un grande ambiente con alcune volte a botte intervallate da archi emergenti in muratura. Interessante questo spazio più ampio seminterrato a cui si accede anche dal viale dei platani da ingresso disposto su belvedere antistante al portone principale della Villa. L’altezza degli ambienti in alcuni tratti raggiunge circa 8 metri e contribuisce all’unicità di questo luogo. Durante la seconda guerra mondiale, tale studio è stato sede di ricovero contro i bombardamenti e la sorte volle che l’edificio rimanesse integro. Dello studio sin da bambino ricordo i cunicoli sotterranei che io e i miei amici ci divertivamo a esplorare. La storia ci tramanda che in origine per consentire la fuga dei nobili, tali percorsi arrivavano fino a mare. Poi con la cementificazione degli anni cinquanta molti cunicoli sono stati interrotti e questo non consente più di visitare il percorso originario. Ricordo un’infanzia serena, non c’era il tempo per la solitudine. A casa ogni sera era un via vai di artisti; poeti; uomini di cultura, imprenditori che s’intrattenevano nell’antica cucina “Cenacolo d’arte”, ognuno raccontava la sua storia le proprie vicende, rendendo sempre viva la conversazione e gradita, l’ospitalità di mia madre grazie all buona cucina ha sempre appagato anche i più raffinati buongustai. Tra i più bei ricordi della mia infanzia c’è quello del dipingere. Ricordo una visita allo studio di mio padre, il critico d’arte Marcello Venturoli apprezzò molto un mio lavoro. Si trattava di un volto in una visione onirica, gli piacque tanto che volle acquistarlo. Ero molto giovane rimasi sorpreso, del gesto spontaneo che denotava tutta la sensibilità del critico. Più tardi, ebbi la fortuna di conoscere e frequentare a lungo la dott.ssa Palma Bucarelli, direttrice della famosa Galleria d’arte Moderna di Roma, la quale per molti anni ha frequentato insieme al suo amico lo storico dell’arte, Giulio Carlo Argan, la nostra casa in ogni occasione, ma soprattutto nel periodo delle vacanze estive e invernali. Ricordo che tutti noi in famiglia apprezzavamo questa frequentazione con Palma e ritengo che per il respiro culturale del suo lavoro, avere questo privilegio è stato molto formativo e interessante. D’estate poi, trascorrevamo lunghe vacanze nella villa di famiglia a capo Palinuro situata nella famosa baia della Marinella, dove Palma amava molto passare parte delle sue vacanze, dopo la pausa caprese che ogni anno si concedeva a casa del suo amico poeta, Italo de Benedetti, a Marina Grande di Capri. Posso dire, alla luce di un’ attenta riflessone sui momenti vissuti con Palma, che ho ricevuto e filtrato il suo metodo di vita, imparando ad essere attivo dai primi albori della luce di ogni giorno nonchè la capacità di armonizzare i tempi del lavoro e del relax, dando sempre un senso al proprio operato. Palma è sempre stata animata da una forte vitalità, anche negli ultimi anni di vita e non aveva mai ceduto a forme di depressioni, o malori tipici della senilità. Una forte testimonianza di affetto, equiparabile solo a quello verso un caro parente, è quello che Palma aveva per gli animali, e soprattutto con i suoi cani, Il più amato fù “Don” diminutivo di Donatello. Posso testimoniare l’amore puro che lei aveva ritrovato in questo animale. Interessante fu la visita che facemmo a casa sua che si trovava all’interno dello stessa galleria. Mi colpì molto la miriade di ritratti e opere dei più grandi maestri dell’arte contemporanea,un museo nel museo la sua collezione. Posso dire che è stata una delle donne più ritratte dai maggiori artisti. Infine, Di Palma, sono stato molto sorpreso dalla sua stima per il lavoro di mio padre e dei fratelli, sebbene il suo contributo al loro lavoro è stato più umano che legato alla loro crescita lavorativa. Qualche anno dopo, in età da liceale, ebbi modo di trascorrere anche io qualche mese a Capri e partecipare allo Stage di Arte Contemporanea di incontri d’arte, patrocinato dal Comune di Anacapri e dalla Accademia di Belle Arti di Napoli, allora diretta da Gianni Pisani. Fu un momento emozionale per la la ricchezza di esperienze svolte alla presenza di grandi maestri e per gli incontri che allora popolavano questi eventi e vedevano intensa l’interazione tra maestri e allievi. Ricordo personalità come Arnaldo Pomodoro; Joe Tilson; Gillo Dorfles ect. Ebbi modo di essere ospite degli amici di Palma il poeta italo de Benedetti, insieme a Gabriella Raffone mia zia, e lavorammo insieme ad alcune opere che furono poi esposte a conclusione dell’evento e apprezzate dalla critica. Gabriella è una fantasiosa artista con estro spontaneo. Ricordo con ammirazione l’ospitalità di riguardo che mio padre concesse al prof. Giulio Carlo Argan e alla dott.ssa Palma Bucarelli in occasione della conferenza che il prof. Argan tenne al palazzo Serra di Cassano “ Studi Filosofici” sul tema “Michelangelo, Architetto; pittore;Scultore”. Il convegno durò alcuni giorni e io ebbi la fortuna di seguire le sue audaci interpretazioni sull’opera del grande maestro del Rinascimento e di continuare anche nel cenacolo di casa nostra, dopo ogni evento, i commenti alle sue considerazioni. Ho sempre avuto la passione per la pittura e più volte sono stato incoraggiato da mio zio Elio a lavorare. Ma mio padre mi ha sempre allontanato dall’arte con stereotipe affermazioni. Mi diceva “ Di arte non si vive” …. e sebbene ho militato per molti anni nello studio, dove ho imparato tante cose, mio padre non è mai stato con me un bravo maestro nel trasferire la sua profonda conoscenza del mestiere, appreso con duro lavoro e impegno nella bottega del maestro Tomai. Molte cose le ho imparate guardando, forse questo ha generato in me la grande capacità di sapere attendere e avere grinta e intuito in tutte le cose della vita, lo spirito di chi riesce da solo in ogni conquista a trovare la via della luce. Ricordo la collaborazione di tutti noi in famiglia, di mio zio Rosario ed Elio, e i miei cugini Marcello e Domenico , per la realizzazione delle commissioni più grandi, per le opere nelle varie chiese per la realizzazione dei lavori a tema sacro, che molto spesso ci vedevano impegnati anche fino a notte fonda per completare il lavoro nei tempi previsti. I racconti della gioventù di mio padre, mi hanno sempre incuriosito. Spesso parlava del dopoguerra, epoca della sua gioventù e dell’apprezzamento delle generazioni di una volta per le piccole cose. I bambini una volta potevano essere felici con molto poco, ed erano più felici delle attuali generazioni, pur vivendo in un clima di povertà assai diffuso in quegli anni. Da lui ho imparato ad avere rispetto delle persone, costanza e dedizione per il lavoro. Ritengo che sia stato dotato di una virtù naturale, per cui lo si può definire “scultore nato”. Villa Haas era frequentata e abitata da personaggi interessanti tra i tanti ricordo con affetto Guido Sacerdoti, medico allergologo e artista pittore, nipote di Carlo levi, che abitava in uno splendido appartamento al secondo piano panoramico della villa, e purtroppo di recente scomparso. Ricordo che in una domenica di primavera si attrezzo con colori ad olio e una grande tela, per ritrarci, mentre noi ragazzini che abitavamo la villa giocavamo a calcio nel cortile-belvedere nelle sfide rituali della domenica. Guido completo il quadro nel tardo pomeriggio, ma ritornò a lavorarci per alcuni ritocchi anche qualche domenica successiva. Di Guido ricordo il regalo che mi fece in occasione del mio matrimonio con Carmela Pera, Avvocato con cui ho avuto due spendidi figli Stefania e Gianluigi. Conservo con affetto, sul retro della tela dipinta ad olio la dedica che recitava: “Caro Mariano anche se ti sposi, per me rimani uno dei ragazzi di villa Haas. Spero che a Carmela non dispiaccia questo mandorlo e le agavi che Carlo Levi ha poi dipinto dopo avere visto questo mio quadro, “Mi rubi le idee” mi disse ridendo compiaciuto. Siamo nella estate del 1973, viva gli sposi Giugno 2002”. Altro mio caro amico sebbene molto più grande di me, fu Gianni Caroli, giornalista e regista musicologo. Con lui che aveva la passione del calcio giocavamo spesso la domenica Gianni non aveva figli, e fu molto presente nella nostra vita e frequentò la nostra casa per molti anni. Fui molto amico anche della sorella di Gianni, Ela Caroli, valida critica d’arte da qualche anno scomparsa. Con lui, uomo colto, imparai ad avvicinarmi alla musica lirica e ad apprezzare i racconti dei suoi lunghi viaggi e permanenze nei paesi del medio oriente dove insegnò per alcuni anni all’Universita di Algeri. A Napoli abitava al primo piano della Villa, e a casa sua si organizzavano sempre feste mondane, dove invitava noti personaggi del cinema e della cultura. Tra i tanti ricordo Pasquale Squitieri, Claudia Cardinale, Valerio Caprara. Frequentavamo spesso anche il cugino di Gianni, il noto compositore napoletano Mimmo Di Francia, autore di canzoni storiche, “Champagne e Balliamo”, cantate da Peppino Di Capri e Fred Bongusto, che spesso veniva a trovare Gianni. In qualche occasione, andavamo anche allo stadio insieme. Più tardi dopo una profonda riflessione interiore, dopo essermi diplomato al liceo artistico di Napoli e avere percorso una valida esperienza con i miei maestri Mario Persico e Claudio Lezoche, ho scelto di continuare gli studi iscrivendomi alla facoltà di Architettura di Napoli Federico II, dove ho conseguito la laurea con il massimo dei voti. Sono stato allievo di Benedetto Gravagnuolo; Gaetano Borrelli Rojo; Alfredo Gravagnuolo; Michele Cennamo; Michele Capobianco; Ho avuto modo di frequentare anche il prof. Nicola Pagliara, spesso ospite di mio padre e dell’atelier Mazzella e ho apprezzato la sua critica sul lavoro di mio padre, in occasione della mostra antologica presso il Palazzo Reale di Napoli, di cui ho curato l’allestimento nel 2003. Il mio lavoro si è sviluppato nel tempo con grandi sforzi per ritagliare qualche spazio in un terreno arido e difficile come quello di Napoli. Il mio coraggio di tipo anche imprenditoriale mi ha consentito di eseguire prima piccoli progetti di manutenzione straordinaria, soprattutto di interni, per poi mano a mano consolidare quei rapporti che rappresentano con il passa parola, la pubblicità la più efficace. Molto spesso là, dove la clientela mi ha consentito, ho inserito elementi di modularità scultoree nell’ambito delle finiture di interni. Ho sempre collaborato proponendo nel disegno di arredi e di finiture l’inserimento di elementi di scultura, in quanto la creazione filtrata attraverso la funzione, la saldezza delle strutture, e l’estetica, dal l’epoca della triade definita da Vitruvio, è il migliore test per un buon lavoro. Ho progettato e diretto numerose ristrutturazioni interne di clientela prevalentemente privata, e realizzato numerose ville; ho eseguito il restiling di alcuni alberghi e strutture ricettive prevalentemente a Napoli; dal 2001 sono consulente tecnico di una rinomata azienda a carattere multinazionale, Calzedonia s.p.a per la quale sono anche consulente tecnico esterno di tutti i punti vendita della azienda e dei quattro marchi per Campania e Calabria : Tezenis ; Intimissimi; Calzedonia; Falconeri. Sono consulente del gruppo solido Holding S.p.a di cui ho curato il restiling e frazionamento abitativo dell’intero stabile a Napoli in Via Duomo,305, e numerose proprietà del gruppo. Nell’ottica della interazione con il pubblico dei grandi eventi culturali per il Maggio Dei Monumenti a Napoli, ho costituito insieme a mio cugino Domenico e mia sorella Laura una associazione culturale denominata “ Donnaregina” con lo scopo di promuovere numerose iniziative atte a rivalutare l’atelier Mazzella e a divulgare, attraverso manifestazioni d’arte, la storia di questo raro contenitore a partire dall’impianto originario, fino al racconto del maestro Ennio Tomai artista poliedrico, lo scopo è quello di rendere tale spazio espositivo musealizzato, ma al tempo stesso laboratorio vivo ed in evoluzione. In occasione di alcune edizioni di Maggio dei Monumenti, mi riferisco in particolare a quella del 2002, fu ritrovato l’originario sapore degli ambienti di Villa Haas, contornando l’evento artistico con la musica tradizionale grazie alla presenza del fratello di mia madre il Maestro Paolo Raffone professore di armonia al Conservatorio di Napoli, Paolo ha lavorato agli arrangiamenti di molti grandi nomi della musica italiana e ha fatto parte della famosa Compagnia di Canto Popolare. Nella casa di via Costantinopoli, dove ora ho io il mio studio, egli si incontrava frequentemente con Pino Daniele, suo caro amico per definire l’arrangiamento di alcune canzoni famose dell’artista Partenopeo. Ritornando agli eventi di Villa Haas, dopo questa breve parentesi musicale ad accompagnare le manifestazioni, era di rito la degustazione dei vini di produzione locale facendo cosi rivivere l’antica cantina del cardinale. L’evento “Arte e Vino ”, ha trovato infatti la sua perfetta collocazione nei monumentali spazi dell’atelier, antico luogo di ristoro del corpo e dell’anima. In questa galleria di ricordi, credo meriti una citazione Nino D’antonio, giornalista, uomo colto, che nella nostra casa ha passato quarantanni della sua vita. A me allora ragazzo colpivano alcuni aspetti della sua personalità, anzitutto era scapolo ,viaggiatore e stimolato “dal vizio della curiosità”, Titolo di uno dei suoi libri che affettuosamente di recente mi ha regalato e che più mi ha incuriosito.